Leo Messi, i giovani e lo spirito di sacrificio
Nella “24 ore di idee per lo sport” che si terrà a Milano il 31 gennaio il Csi affiderà ai giovani il compito di dialogare e di porre domande ai tanti campioni e alle istituzioni. I giovani, croce e delizia della società del nostro tempo.
Oggi quando si dice “giovani” bisogna dare un’occhiata alla carta di identità. Una volta potevi chiamarlo bocia (Lombardia), fiol (Emilia Romagna), butel (Veneto), guaglione (Campania), ma un ragazzo era un ragazzo e basta.
Oggi giovani sono quelli che vanno dai 15 ai 35 anni e oltre. Generazioni diverse identificate tutte con l’appellativo di “giovani”. Una cosa però l’hanno in comune: spesso vogliono tutto subito, possibilmente senza fatica e sacrificio. Se una cosa non riesce o costa impegno, meglio piantarla lì e pensare ad altro.
Peccato che la vita vada diversamente. Un esempio sportivo? Qualche anno fa c’era un ragazzino di Rosario che aveva 13 anni e che ci sapeva decisamente fare con il pallone. Peccato fosse mingherlino, troppo per poter sfondare. Sfortuna nella sfortuna, soffrendo della mancanza di ormone della crescita era costretto a sottoporsi a terapie massacranti. Certo, tanti club lo seguivamo con interesse ma lo scetticismo era alto. Lui non si è perso d’animo. Si è allenato con impegno e con sacrificio. Ha fatto tutte le terapie (faticose) e oggi ha vinto 4 Palloni d’Oro.
Stiamo parlando di Leo Messi. La società di oggi deve riscoprire il gusto, il piacere del sudore e della fatica. Vuoi mettere la soddisfazione di ottenere qualcosa perché altri te la “regalano” o di ottenerla dopo che ti sei impegnato a fondo? Oggi abbiamo bisogno di tornare ad avere pazienza, a sudare, a macinare fatica per realizzare i sogni che abbiamo. Ne abbiamo bisogno tutti, ma i giovani maggiormente. Da loro e non da altri dipende il futuro. Noi possiamo solo aiutarli e incoraggiarli. Per farlo non dobbiamo spianagli le strade da ogni ostacolo, ma dobbiamo essere buoni maestri. Damiano Tommasi dice sempre che vieterebbe ai genitori di portare il borsone dei ragazzi quando vanno agli allenamenti: «Vuoi giocare? Bene, allora questo è il tuo borsone, te lo prepari e te lo porti...». Nella 24 ore del 31 gennaio i giovani di fatica ne faranno, e non poca. Staranno svegli per 24 ore consecutive non per divertirsi a giocare (la solita 24 ore) ma per riflettere sul mondo dello sport. Certo lo faranno con lo stile dei giovani: con allegria, festa, entusiasmo... Tutta un’altra musica rispetto ai soliti convegni seri, tristi ed un po’ noiosi.